mercoledì 8 aprile 2020

Bergson


IL PENSIERO
Bergson nega la qualità della scienza affermando che l'individuo non è conoscibile scientificamente e che per egli non possono essere utilizzate le stesse regole che consentono l' interpretazione dei fenomeni.
Berson esegue  una netta separazione tra tempo nella scienza e tempo nella vita:

TEMPO DELLA SCIENZA:

  1.  è una grandezza misurabile e omogenea 
  2. è fatto di istanti tutti uguali e allo stesso tempo tutti diversi 
  3. è il tempo reversibile che consente la ripetizione
  4. è il tempo spazializzato ed esteriore

TEMPO DELLA VITA:
  1. è fatto di attimi inripetibili 
  2. è il tempo vissuto 
  3. si costruisce nella continuità
  4. l'uomo fa conserva anche senza accorgersene

MATERIA E MEMORIA
In materia e memoria Bergson espone il problema di definire una relazione tra il corpo e lo spirito.
egli critica:
  •  l'ipotesi epifenomenista, secondo la quale il pensiero è una semolice funzione del cervello
  • l'ipotesi parallelista, secondo la quale gli stati del pensiero e gli stati del cervello sono traduzioni di uno stesso originale in due lingue diverse.
Alla tesi idealistica e alla tesi realista, Bergson contrappone il senso comune.
Secondo il senso comune l'oggetto esiste indipendentemente dalla coscienza che lo percepisce.
La materia è un insieme di immagini e il nostro corpo è un immagine che agisce sulle altre immagini attraverso la percezione.
La memoria pura e la conoscenza nella sua durata reale, indipendente da ogni legame con il corpo, e la totalità della nostra esperienza passata.

L'EVOLUZIONE CREATRICE 
l'opera più importante di Bergson, in questa critica egli critica:
l'evoluzionismo meccanicistico, poiché considera il processo evolutivo dominato da una necessità.
l'evoluzionismo finalistico, poiché riproduce lo schema meccanico, vincolando l'evoluzione alla realizzazione.

BERGSON DISTINGUE DUE TIPI DI SOCIETÀ

SOCIETÀ APERTA
-l'umanità stessa, che comprende tutti gli uomini, in quanto tali.                                       
- è dominata dal principio di amore universale     
- Regna la morale aperta, volta alla dilatazione della vita.                                   

è una reazione difensiva della natura contro ciò che deprime l'essere umano               

SOCIETÀ CHIUSA 
- sono le comunita umane: l'uomo ne fa parte e ne assume idee e regole
- la vita diventa sistema di abitudini e di leggi che limitano l'uomo.
- regna la morale dell'abitudine 

Si identifica col misticismo, la cui essenza è l'amore, coincidente con l'amore di Dio per la sua opera                                                

venerdì 13 marzo 2020

SIGMUND FREUD




L'ENORME RIVELAZIONE DELLA PSICOANALISI
Sigmund Freud è il recursore della psicoanalisi, una disciplina che ha avuto un notevole rilievo sia pratico sia teorico.
La psicoanalisi rappresenta la la terza grande rivoluzione della storia occidentale. Freud trasforma radicalmente l'immagine dell'io, della coscienza e della personalità e rivela l'esistenza di una zona buia e impenetrabile alla ragione: l'inconscio.

LA SCOPERTA DELLA VITA INCONSAPEVOLE DEL SOGGETTO
Il lavoro condotto nel reparto di malattie nervose dell'ospedale si Vienna porta il giovane Freud a interessarsi ben presto dei casi di isteria. Isteria designa uno stato patologico della psiche, che si manifesta con fenomeni di somatizzazione, cioè di trasposizione sul corpo di disturbi psichici.
Ciò che Freud trae dallo studio dell'isteria e della novrosi è il riconoscimento che esistano processi psichici non consapevoli, quindi, vi sono eventi, pulsioni o tendenze che la persona, attivando una sorta di reazione di difesa inconsapevole, desidera cancellare.
Per quattro anni Freud esamina se stesso, getta il suo sguardo sulla sua interiorità, scoprendo elementi inaspettati. 
L'autoanalisi el'osservazione dei pzienti confluiscono in l'interpretazione dei sogni capolavoro di Freud e uno dei libri fondamentali del 900.

IL SIGNIFICATO DEI SOGNI  
 Per Freud i sogni sono sintomi di qualcosa, non riguardante il futuro, bensi il passato.
Secondo il padre della psicoanlisi il sogno è l'espressione di un desiderio, cioe il modo in cui un individuo manifesta una tendenza, un impulso o un bisogno, perlopiù rimossi e rifiutati a livello conscio. L'interpretazione dei sogni costituisce una via privilegiata di accesso all'inconscio.  
Nei sogni i desideri non vengono espressi direttamente, ma in una forma allusiva e simbolica. Per vincere il controllo della coscienza il materiale onirico deve essere sottoposto a un trattamento deformante che Freud definisce lavoro onirico.
 Sono tipici del sogno 

  1. la tecnica della dramatizzazione 
  2. i procedimenti di condensazione 
  3. i procedimenti di sovradeterminazione 
  4. i procedimenti di dispersione 
  5. i procedimenti di spostamento 

LA PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA   
Attraverso l'autoanalisi Freud approfondisce sempre piu i meccanismi della memoria e scopre che le stesse forze operanti nei sintomi patologici e nei sogni possono essere riscontrati anche in altri fenomeni come il lapsus errori involontari nel parlare o nello scrivere, gli atti mancanti amnesie dimenticanze, falsi ricordi, disattenzioni. 

KIERKEGAARD


VITA
La biografia del filosofo è  essenziale per poter cogliere la sua elaborazione teorica
In primo luogo, la figura del padre fu centrale nella sua formazione: verrà, infatti, da questi educato ad una rigida osservanza religiosa. 
Il luteraneismo a cui il genitore lo aveva introdotto, ed in particolare un marcato senso del “peccato”, spinsero il giovane Kierkegaard ad iscriversi alla facoltà di teologia per diventare pastore. Ma il filosofo non decise mai di intraprendere tale professione.
 La vita di Kierkegaard appare infatti segnata da una “paralisi”, una incapacità di decidere tra le alternative che si presentarono nella sua vita, una indecisione perenne che lo portarono ad identificare se stesso come un “contemplativo” che osservava con distacco la vita (sua e degli altri) più che viverla scegliendo. 
È lo stesso filosofo, nel suo Diario, a restituirci gli stati d’animo, enormemente ingigantiti, che accompagnavano ogni possibile scelta da compiere. 

PENSIERO
La filosofia di Kierkegaard è un esaltazione religiosa, in quanto afferma la validità della religione nell’esistenza umana.
La religione è per il filosofo l’unica via di salvezza, l’unico modo di sottrarsi ad una condizione esistenziale caratterizzata dalla possibilità di angoscia e disperazione.
Scegliere per Kierkegaard significa esistere. L’individuo non è ciò che è, ma ciò che sceglie di essere.
Se l’uomo rinuncia a scegliere egli rinuncia a farsi valere come io e la sua personalità appassisce.
L’incertezza determina sentimenti di angoscia che soltanto il cristianesimo e l’aiuto soprannaturale della fede può aiutare a superare.

DIFFERENZE CON HEGEL
Diversamente da Hegel che considerava la ragione l’unica e vera realtà che si realizza in un processo dialettico, Kierkegaard diceva che non esiste la verità oggettiva ma la verità del singolo. Cioè la verità è soggettiva in quanto è legata all’esperienza del singolo individuo.
Lo scopo della sua filosofia è proprio quella di inserire il singolo nella ricerca filosofica.
A differenza di Hegel quindi egli afferma che il singolo individuo è superiore al genere umano.

GLI STADI DELL’ESISTENZA
Gli stadi dell’esistenza sono I modi fondamentali di vivere e concepire l’esistenza.
Essi sono tre: la vita religiosa, la vita etica, la vita estetica.

Lo stadio estetico è la forma di vita in cui l’uomo rifiuta ogni legame o impegno continuo, ma vive attimo per attimo in cerca di novità e avventure.
Tuttavia l’esteta, vivendo solo di piaceri momentanei, non sviluppa una propria personalità.

Lo stadio etico è la forma di vita di colui che sceglie di scegliere.
L’individuo che sceglie di scegliere accetta di seguire un modello universale di comportamento , come il matrimonio, basato sulla scelta della fedeltà e della normalità.
L’individuo nell’adottare determinati modelli di comportamento non sviluppa alcun tipo di personalità e quindi anche questo modello è destinato a fallire.
Quindi l’essere umano sente il bisogno di un esperienza più profonda che riesca a vincere l’angoscia. L’uomo sente il bisogno quindi di una vita religiosa.

La vita religiosa è lo stato della fede da quell’uomo giunge dopo aver superato angoscia e disperazione.
L’uomo è posto davanti ad un bivio:credere o non credere Da un lato è lui che deve scegliere dall’altro non può perché Dio è tutto e da lui dipende anche la fede.
Quindi nella vita religiosa c’è una profonda contraddizione uguale a quella dell’esistenza umana.
Perciò il cristianesimo esprime la sostanza stessa dell’esistenza. Infatti paradosso,scandalo, dubbio, angoscia, impossibilità di decidere, sono le caratteristiche del cristianesimo e dell’esistenza.
Le caratteristiche principali della sua filosofia furono: 
L’esistenza cioè l’importanza assegnata all’esistenza concreta dei singoli esseri umani.
La possibilità la centralità del criterio della possibilità, concepita come la cifra caratteristica dell’essere umano.  
La riflessione soggettiva e la storia una rivoluzione della riflessione soggettiva, appassionata, in cui l’uomo viene inserito nel contesto in cui vive.
L’aut aut il credere che la vita sia caratterizzata da una scelta che obbliga ad un aut aut (o-o)

lunedì 2 marzo 2020

NIETZSCHE


BIOGRAFIA
nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore protestante. A soli cinque anni perse il padre e visse, da allora, con la madre e la sorella senza riuscire mai a guadagnare un rapporto sereno con loro, a tal punto che dichiarò: «confesso che la più profonda obiezione contro ‘l’eterno ritorno’ (…) è sempre stata mia madre e mia sorella».  

A soli 24 anni divenne professore di lingua e letteratura greca presso l’Università svizzera di Basilea, ma la sua salute era cagionevole e, colpito da frequenti attacchi di emicrania e disturbi alla vista, abbandonò la cattedra per iniziare il suo pellegrinaggio per le città della Francia, della Svizzera e dell’Italia e ricerca di una serenità che non riuscì mai a raggiungere.  
A soli 24 anni divenne professore di lingua e letteratura greca presso l’Università svizzera di Basilea, ma la sua salute era cagionevole e, colpito da frequenti attacchi di emicrania e disturbi alla vista, abbandonò la cattedra per iniziare il suo pellegrinaggio per le città della Francia, della Svizzera e dell’Italia alla ricerca di una serenità che non riuscì mai a raggiungere.  
Quasi quarantenne si innamorò di una giovane russa di 21 anni, Lou Salomè, che il filosofo aveva individuato come la sua compagna di vita. Tuttavia la donna si rifiutò di sposarlo, lasciando Nietzsche in preda ad una depressione sempre più acuta.
Pubblicò a sue spese i suoi ultimi lavori e si trasferì per un breve periodo a Torino, dove sopraggiunse un disagio psichico importante. Venne trascinato da un amico in una clinica per malattie nervose in Svizzera e trascorse gli ultimi anni della sua vita con la sorella, immerso nella completa follia.
Morì a Weimar nel 1900, mentre la sua fama cominciò a crescere sempre più senza che lui potesse, però, rendersene conto

PENSIERO 
La vita di Nitzsche si divide in due periodi:
Nella sua prima fase, Nitzsche , vuole celebrale  il trionfo sulla vita e la sua accettazione più totale e completa.
Davanti alla crudeltà, alla sofferenza, all’incertezza dell’esistenza Nietzsche decide di essere un discepolo di Dioniso, il dio dell’ebbrezza che incarna le passioni del mondo e che si contrappone ad Apollo, dio dell'ordine e della razionalità. Nella seconda fase della sua filosofia, Nietzsche è mosso dal proposito di liberare la mente degli uomini da un “errore” fondamentale: la metafisica.
La critica a quest’ultima disciplina filosofica si concretizza nella nota espressione della “morte di Dio”.  


CHI È DIO?

Secondo Nietzsche, Dio è la nostra più lunga menzogna, è la personificazione di tutte le varie certezze morali, religiose attraverso cui l’umanità ha dato un senso rassicurante al caos della vita.
È l’essenza di tutte le credenze create dall’uomo.
Scrive Nietzsche«C’è un solo mondo ed è falso, crudele, contraddittorio, senza senso (…) Noi abbiamo bisogno della menzogna per vincere questa realtà, questa ‘verità’. Cioè per vivere».


COSA VUOL DIRE DIO È MORTO?

Con l’espressione "Dio è morto", Nietzsche intende la fine delle certezze che hanno guidato gli uomini per millenni. La morte di Dio non è un evento compiuto, bensì è in corso ed è annunciato dal cosiddetto “uomo folle” (il filosofo) mentre il resto dell’umanità non ne è ancora pienamente consapevole. 




1) Prima fase del pensiero nietzscheano → simboleggiata dal cammello (indica colui che è fedele alla tradizione) 
- In questa Nietzsche studia il mondo greco e sostiene che la cultura generale si sia formata su due principi contrapposti:
l'apollineo, emblema della misura e dell'ordine; viene ispirato ad Apollo, dio della luce e della serena contemplazione della vita. Ci si riferisce a questo principio quando la Grecia viene considerata la patria dell'arte classica, dominata dalla perfezione. Ma questo componente non è l'unico dello spirito greco
dionisiaco, emblema del caos e della distruzione, ma anche della potenza creatrice, della gioia e della sensualità; è dal dio Dionisio a cui si ispira, dio del vino e dell'ebrezza, in cui si esprime l'impulso vitale dell'uomo, libero da regole e convenzioni sociali. (personificazione di irrazionalità)

Dionisiaco si esprime nella forza primitiva e irruenta della musica e del coro, l'apollineo nella gente, nell'eroe e nel dialogo razionale dei personaggi ⇒ per il filosofo si trovano fusi insieme.

Secondo egli la tragedia è da collegarsi ai canti corali in onore di Dionisio. quindi al coro tragico e si identificava con il corteo dei seguaci di dio. Ha origine da un'esperienza caotica e irrazionale ed è da qui che deriva l'impulso alla forma e all'arte.

Ultimo dei grandi poeti tragici greci: Euripide con il quale secondo Nietzsche il predominio dell'impulso apollineo a svantaggio di quello dionisiaco. Il filosofo mette in risalto l'uomo nella sua quotidianità e riduce l'elemento dionisiaco: in che modo? Egli con le sue opere fa prevalere la razionalità sulla naturalità → soccombe la tragedia, nasce la filosofia

2) Seconda fase 
Simboleggiata dal leone, poiché rappresenta lo spirito critico e libero della scienza (intesa come metodo in grado di emancipare l'uomo dalla menzogna e dalle false credenze. Della scienza "gaia" (per il suo valore liberatorio) egli apprezza la tendenza a ricercare gli elementi costitutivi delle realtà indagate. In analogia con questo metodo egli elabora una vera e propria chimica delle idee e dei sentimenti, con lo scopo di rilevarne l'origine umana.

- E' definita illuministica in quanto dominata da un atteggiamento critico e decostruttivo, tale fase culmina nell'annuncio della morte di Dio

- Questa seconda fase è caratterizzata dalla critica della cultura. La storia dell'Occidente è per lui la storia del progressivo allontanamento fra natura istintuale dell'uomo e la sua vitalità.

Linguaggio → cupo e dirompente per rilevare tutti gli inganni della cultura dominante, a partire dalla teoria della metafisica. Chi ritiene di possedere la verita si inganna, non esiste un'unica interpretazione valida della verita

- Filosofia deve dunque smascherare le credenze che da Socrate hanno dominato in tutti i campi della cultura nella religione, nella morale, nella metafisica.


Filosofia del mattino = filosofia che deve chiarire che tali visioni del mondo sono solo l'espressione di interessi, bisogni, desideri del tutto umani e materiali. Essa consente di liberare gli uomini dalle tenebre del passato. Mondo creato dai metafisici = illusione


3) L'uomo nuovo e il superamento del nichilismo:il fanciullino
Secondo Nietzsche soltanto l'oltre-uomo, che si è liberato dai condizionamenti esterni e da ogni consolazione dottrinale, ha detto "si" alla vita e ha accolto fino in fondo la condizione tragica e dionisiaca dell'esistenza, può accettare e superare il nichilismo radicale del mondo privo di Dio e dei valori. 

Il suo avvento viene annunciato dal profeta Zarathustra; egli è simbolicamente raffigurato come un fanciullo ridente, circondato di luce. Tale immagine indica la sua natura gioiosa, libera, innocente: l'oltre-uomo, infatti, sa godere del corpo, della vita e dei suoi valori. Inoltre, è in grado di sostenere l'idea dell'eterno ritorno dell'uguale. Esso consiste nell'ipotesi che la storia sia un grande circolo, in cui tutti i fatti e gli avvenimenti sono destinati a ripetersi e a ritornare eternamente. 
Con tale dottrina Nietzsche si allontana dalla visione lineare del tempo inaugurata dalla tradizione ebraico-cristiana, secondo la quale il compimento del senso della vita è rimandato al futuro e dunque l'attimo e il presente sono svuotati di significato.
Per poter realizzare la propria essenza, l'oltre.uomo deve "scegliere" l'eterno ritorno, creare un mondo in cui abbia senso il volere il ritorno di ogni istante di vita vissuta. 
In questo senso, la teoria dell'eterno ritorno risulta strettamente intrecciata a un altro importante concetto della filosofia nietzscheana, che domina negli ultimi scritti dell'autore: quello della volontà di potenza. Essa esprime, per Nietzsche, l'essenza stessa della vita, la quale si caratterizza come impulso a crescere e a volere sempre di più. 
La sua attività si manifesta in un'azione creatrice del significato del mondo e del valore delle cose, di cui l'oltre-uomo è l'espressione più compiuta, essendo il supremo artista: egli, superando il nichilismo, si assume la responsabilità di offrire nuovo significati, nuove prospettive, nuovi valori, non più intesi come principi e parametri assoluti, ma come libere manifestazioni

IL SUPERUOMO 
La terza fase della filosofia di Friedrich Nietzsche si apre dunque con le alternative che si aprono con la morte di Dio: l’avvento dell’ “ultimo uomo” o del “superuomo
il superuomo è un concetto filosofico che si colloca nel futuro: corrisponde all’idea di un uomo nuovo, oltre e diverso da ciò che conosciamo. La stessa parola tedesca che utilizza Nietzsche è Ubermensch che può essere tradotta anche con “oltreuomo”, cioè di un uomo oltre l’uomo esistente.   
Le caratteristiche che possiede il superuomo sono:

1)l’accettazione della visione dionisiaca della morte di Dio

2) il suo collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno dell’uguale: Secondo Nietzsche tutti gli eventi del mondo si ripresentano sempre identici a se stessi infinite volte. Pur essendo difficile stabilire con certezza cosa sia effettivamente questa teoria. il suo significato è chiaro e differenzia nettamente l’uomo dal superuomo: mentre il primo reagisce con terrore alla prospettiva di un eterno ripetersi degli eventi, il secondo la accoglie con gioia. Tale reazione scaturisce dalla prospettiva di vivere la vita come un qualcosa di “creativo” che ha in sé il proprio appagamento, di non ricercare in un “oltre” questo mondo la felicità e il proprio senso. In sintesi: vivere la vita come se tutto si dovesse ripetere all’infinito.

3) la capacità di mettere in discussione la morale

4) il porsi come volontà di potenza 

LA VOLONTÀ DI POTENZA 
La volontà di potenza è il senso dell’essere, è la vita intesa come forza espansiva. Pertanto la molla della vita non è la ricerca del piacere o l’istinto di sopravvivenza, ma la spinta dell’autoaffermazione. La volontà di potenza s’incarna nel superuomo, che è libertà creativa e la continua autocreazione della vita.
In questo caso l’arte è rappresentazione creativa e interpretativa della realtà, è volontà di potenza.


lunedì 2 dicembre 2019

MARX


L'ORIGINE DELLA PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA DI MARX
Nel periodo della sua formazione Marx prende progressivamente le distanze da Hegel, criticato per la sua visione astratta e per le riduzione del reale all'ideale, e da Feuerbach, pur riconoscendogli il merito di aver riportato la filosofia su un terreno concreto e di aver spostato l'attenzione sull'uomo e i suoi aspetti naturali. Negli stessi anni Marx si allontana anche da Proudhon e dal socialismo francese, a cui attribuisce una posizione borghese e utopica. A tali dottrine egli oppone il programma esposto nel "Manifesto del partito comunista", redatto con Engels, in cui auspica l'unione di tutti i proletari per abbattere il dominio della borghesia e fondare una nuova società senza classi.


L'ALIENAZIONE E IL MATERIALISMO STORICO

Secondo Marx l'uomo risulta alienato a causa dello sfruttamento economico sistematico cui è sottoposto nella società capitalistica, che determina condizioni di vita estremamente drammatiche.
L'alienazione, dunque, è per lui fatto concreto, legato a un preciso siete di produzione, e si presenta in quattro forme diverse. Il lavoratore è alienato:
  1. nei confronti del prodotto del suo lavoro, che appartiene al capitalista;
  2. nei confronti della stessa attività che, come forza-lavoro, è venduta al capitalista al pari di qualsiasi merce;
  3. in relazione alla sua stessa essenza che, consistendo nell'attività lavorativa, nel sistema capitalistico risulta "espropriata", riducendo il lavoratore a una pura funzione "animale";
  4. nei confronti degli altri, in quanto l'unico rapporto sociale è quello di dipendenza dal capitalista.
La causa dell'alienazione è individuata da Marx nella divisione in classi della società e, soprattutto, nella proprietà privata dei mezzi di produzione
Quest'ultima è il male principale compreso nelle società improntate al liberalismo, il quale garantisce soltanto un'uguaglianza "formale" dei cittadini, mentre giustifica e appoggia la disuguaglianza di fatto all'interno della società civile. Per questo motivo, per il filosofo, le istituzioni borghesi devono essere abbattute radicalmente.

lunedì 11 novembre 2019

La relazione dialettica tra servo e padrone
La relazione servo-padrone è dedicata all'autocoscienza nella Fenomenologia dello spirito, in cui lo spirito, si é riconosciuto come artefice del significato del mondo, spostando l'attenzione dall'oggetto al soggetto. Il signore si rapporta a due momenti: a una cosa in quanto tale, cioè all'oggetto del desiderio, e all'autocoscienza cui la cosalità è l'essenziale. L'identità del padrone è mediata da quella del servo ed é a essa inevitabilmente correlata. Entrambi si rapportano all'altra coscienza, da cui ricevono la propria identità, e nello stesso tempo si relazionano mediante alle cose, gli oggetti del desiderio. Il signore si rapporta mediatamente alla cosa attraverso il servo. Il servo può solo elaborare la cosa, trasformarla col proprio lavoro. Il rapporto immediato diviene per il signore la negazione pura della cosa, diviene cioè il godimento; e ciò che non era riuscito il desiderio riesce adesso il godimento del signore.
La Fenomenologia dello spirito 
Il significato dell'opera: L'itinerario filosofico di Hegel inizia con una considerazione quello accomuna agli esponenti del Romanticismo; egli, infatti, interpreta l'età moderna come l'epoca della scissione tra natura e spirito, ragione e sentimento, doveri sociali e integrazione spontanea, individuo società, soggetto e oggetto, finito e infinito. Per Hegel di antichi godevano di una condizione di armonia tra l'umano e il divino che si è perso nella modernità, quando l'uomo non solo ha incrinato il legame con la divinità, ma si è anche separato dalla natura e dalla comunità umana. Solo la filosofia è in grado di comprendere il divenire storico in tutti i suoi momenti, riconoscendo la necessità di ciascuno di essi, ma superandolo in una prospettiva superiore. In tale percorso di progressiva autocoscienza consiste la Fenomenologia, che è il racconto del faticoso processo di acquisizione del sapere e della verità da parte della coscienza, A partire dal livello più basso, ossia da ciò che appare privo di spiritualità, fino a raggiungimento del livello più elevato, cioè di essere il soggetto del suo divenire dialettico, arrivando a sanare ogni frattura e contrapposizione. In altre parole, la fenomenologia descrive l'emergere dell'idea e della ragione nella storia, che coincide con l'avvento e lo sviluppo della civiltà.

lunedì 21 ottobre 2019

HEGEL



HEGEL E LA RAZIONALITÀ DEL REALE
Il pensiero di Hegel costituisce un punto di riferimento essenziale per la riflessione posteriore. Alla base del progetto e hegeliano c'è una nuova idea di ragione, in grado di cogliere l'unità oltre le differenze e la totalità nel superamento dell'unilateralità delle parti contrapposte. Compì i suoi primi studi universitari nel seminario protestante di Tubinga. Hegel rimase fedele per tutta la vita a due passioni giovanili, Kant e la Rivoluzione francese. Egli riteneva infatti che la Rivoluzione francese potesse essere vista non solo come modello di libertà, ma anche co ma anche di unità nazionaleL'educazione teologica che il giovane Hegel ricevette è rintracciabile in tanti aspetti del suo sistema filosofico e del complesso linguaggio che egli utilizza. 

GLI SCRITTI GIOVANILI 
Gli scritti teologici giovanili ci mostrano la matrice religiosa di molte categorie della filosofia di Hegel. In particolare, lo spirito del cristianesimo, il suo destino esalta il cristianesimo come la religione più compiuta in quanto rappresenta la riconciliazione tra Dio e il mondo, il sovrannaturale e la natura. Vi é un'aspirazione costante: la tensione verso l'interno e la totalità, il superamento della scissione. Per lui ciò che rende grande la religione cristiana è proprio l'amore, la forza che permette al fedele di riconciliarsi con Dio.

LA RICERCA DI UN METODO SCIENTIFICO PER LA FILOSOFIA 
La preoccupazione principale dell'autore è di assicurare la filosofia un metodo scientifico e conferirle una forma rigorosa. La filosofia, egli sostiene, non deve soffermarsi sul fantastico, ma deve essere concreta, evidente, in grado di diventare un ben comuneNaturalmente Hegel non pretendeva di applicare il metodo matematico alla filosofia, ma intendeva conferire un ordine razionale. 

I CAPISALDI DEL SISTEMA HEGELIANO. 
Sono tre i concetti che costituiscono i cardini di tutto il suo complesso sistema filosofico: 
-La convinzione della razionalità del reale 
-l'idea che la verità coincide con l'intero, il "tutto" 
-la concezione dialettica della realtà e del pensiero

Il primo e fondamentale concetto dell'hegelismo è quello secondo cui ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale, il che significa che la realtà, coincide con la realizzazione ed il dispiegarsi progressivo di un principio razionale: lo spirito, definito anche idea o assoluto. La realtà coincide con la ragione, che ne costituisce la legge di sviluppo e l'essenza profonda; una concezione che segna la distanza tra Hegel e gli Illuministi. Per Hegel la filosofia non è un compito prescrittivo ma descrittivo, essa deve chiarificare ed esplicitare la legge razionale immanente nelle cose e negli eventi della storia. 
La filosofia è sempre sapere che si volge a indagare una realtà già dispiegata; è coscienza di ciò che è stato ed è accaduto. In questo senso Hegel può affermare che "nessuna filosofia oltrepassa l'età tua". Il filosofo non può quindi spingersi oltre l'orizzonte della propria epoca. 

LA DIALETTICA 
Per Hegel lo sviluppo dell'idea segue una legge che il filosofo definisce "dialettica". La dialettica è regola interna della realtà e, nello stesso tempo, legge del pensiero. La dialettica si compone di tre momenti.  
Il primo è quello definito "intellettuale" o "astratto" e coincide con la "determinazione" delle cose. A questo livello la realtà appare costituita di oggetti separati e staticamente contrapposti gli uni agli altri.
Il secondo momento è quello propriamente "dialettico" o della "negazione" (antitesi): in esso ogni determinazione si scopre unilaterale e limitata, cogliendo il suo nesso inscindibile e necessario con la determinazione opposta. Organo di tale comprensione è il pensiero razionale, che riesce a chiarire la realtà nel suo interno dinamismo.
Il terzo momento è quello "speculativo", che, al momento negativo dell'opposizione, sostituisce quello positivo della sintesi. Il movimento dialettico si capisce meglio se si tiene conto che il esso è reso in tedesco da Hegel con la parola Aufhebung, che significa al tempo stesso "superamento" e "conservazione": essa indica quel processo che nega e abolisce le determinazioni astratte e parziali, ma per conservarle ed elevarle. Gli studiosi hanno sottolineato la derivazione teologica della dialettica hegeliana, riconoscendone una possibile origine nella formazione religiosa del filosofo. Hegel secolarizzerebbe tali categorie, applicandole al divenire storico dell'Assoluto che, nella sua visione, assume caratteri del divino, inteso come il principio razionale immanente della realtà. Hegel afferma inoltre che l'essenza del sentimento amoroso consiste nel fatto che unifica gli esseri viventi.